Spiritus Die (Nel Giorno dello Spirito)

Ode stradale in otto parti

Da un’idea di Sergio Porro confortata da Enzo Bianchi, Don Lino Cerutti, Stefano Frigerio e Giorgio Penati

Realizzazione del Teatro Artigiano in collaborazione con

la Parrocchia di San Paolo, la cooperativa In Cammino, l'Amministrazione Comunale di Cantù, la  Protezione Civile di Cantù, la  Croce Rossa Italiana/sezione di Cantù, Tecnologie d’Impresa,

Antonio Bartolomeo/Movimento Terra Sbancamenti, Stefano Bartolomeo/Scavi Piazzali Fognature, Michele Leo (della Urso Salvatore & Leo Michele/Lattonieri e Coperture Metalliche Tegostil) 

Cantù, Piazza Garibaldi,  22 giugno 1998 

Introduzione.   E’ la mattina dell’8 giugno 1998. La città si sveglia e vede il campanile di San Paolo severo e festante. Quattro occhi giganteschi (la vigilanza), uno per ogni lato della torre campanaria, scrutano fissi le strade, le piazze, i colli circostanti, gli abitanti. Dalla cima della sua cuspide inoltre si tendono quattro corde ancorate ai tetti sottostanti. Alle corde sono agganciate stoffe leggere di diversa forma e colore, come bandierine nei giorni di festa, che lasciano appena intravedere delle frasi: sono preghiere pensate dai bambini, scritte sulla stoffa e lasciate trasportare dal vento in quello spazio che esiste tra terra e cielo. Preghiere a Dio, allo Spirito di Dio, a Gesù, come mantra?

E’ l’introduzione che prepara gli eventi spettacolari dedicati allo Spirito Santo che si svolgeranno la sera del 22 giugno, 14 giorni dopo. La piazza sotto la chiesa necessariamente diventa lo spazio per tali eventi spettacolari e le persone che assisteranno saranno presenti oggettivamente come spettatori o protagonisti. Una ruspa (che rappresenta il Male) guarda minacciosa la gente in piazza... 

Prima parte. Entrare nella comunità ed essere fedeli.   Molte persone, anche bambini e vecchi, scendono dalla scalinata della Chiesa verso la piazza. All’angolo della piazza si mettono in fila davanti a una tinozza d’acqua...

Qui un uomo immerge la destra nell’acqua e bagna i capelli di chi gli passa di fronte. Questo momento che rimanda a una scena di battesimo collettivo avviene in silenzio e in maniera assolutamente rigorosa. Lontano echeggia lo Spiritual della Natività. Una voce diffusa dice alcuni versi di Luca 3, 7-17:  ...razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira oramai vicina? / dimostrate piuttosto con i fatti che vi siete veramente convertiti... / la scure è già posta alla radice degli alberi / e ogni albero che non dà frutti buoni sarà tagliato e gettato nel fuoco... / Io vi battezzo con acqua, ma verrà uno che è più forte di me / al quale io non son degno neppure di sciogliere  i lacci dei sandali. / Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. / Egli tiene in mano il ventilabro per separare il frumento dalla pula… Si alzano ancora le note dello Spiritual della Natività... Il battesimo collettivo continua e pare non finire mai. La comunità ha porte infinite...

Seconda parte.  La bontà operosa è un frutto che si manifesta nelle mani.   Una macchina si muove all'improvviso. E' un attimo. Sotto gli occhi di tutti e nella confusione generale travolge una persona. All’apparenza si tratta di un incidente che lascia intravedere conseguenze piuttosto gravi. Qualcuno soccorre questa persona probabilmente svenuta lasciandola a terra, sdraiata...

Qualcuno intanto prontamente sta chiamando un’ambulanza. Una sirena spiegata lontano annuncia l’arrivo dell’ambulanza. Sportelli che si aprono freneticamente, flebo, ossigeno e quanto serve urgentemente dopo i primi controlli effettuati per strada. Il personale medico alla fine posiziona l’infortunato all’interno dell’ambulanza. Gli sportelli si chiudono. La sirena riprende il suo urlo. La vettura lancia la sua corsa senza freni verso il tempo della morte. Si alzano le note della Passione di Bach. Appena l’ultima eco dell’urlo si è spenta, si diffondono alcuni versi di 1Corinzi 12, 12-31:  Come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra / e tutte le membra pur essendo molte sono un corpo solo, così anche il Cristo. / Siamo stati battezzati tutti in un solo Spirito per formare un corpo solo / sia Giudei sia Greci, sia schiavi sia liberi / e tutti siamo stati abbeverati nello stesso Spirito santo. / Ora, il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. / Se il piede dicesse: siccome io non sono mano, non appartengo al corpo, / non per questo non farebbe parte del corpo... / se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? / Se fosse tutto udito, dove sarebbe l’odorato?…/ molte sono le membra ma uno solo è il corpo... / e l’occhio non può dire alla mano: non ho bisogno di te...

L’ambulanza ritorna. Ancora a sirene spiegate. Ma questa volta, appena si ferma e si aprono gli sportelli, il personale medico aiuta a scendere il ferito, guarito e sorridente, e lo accompagna in mezzo alla folla. Concludono cori dolcissimi della Passione di Bach.  

Quarta parte. L’autocontrollo ci libera di ogni senso di superiorità.   Rumore e frastuono di macchine infernali. Sono due ruspe che si mettono in moto. Si trovano ai lati opposti della piazza e si guardano a vicenda. Le benne delle due ruspe si alzano e si abbassano minacciose. Avanzano per sfidarsi in un gioco mortale. Ma si tratta di manifestazioni ambigue. Quando sono vicine si fronteggiano, giocano, si rivolgono attenzioni. Si ronzano intorno. La prima gira intorno all’altra. Quando si ferma, la seconda gira intorno alla prima. Si corteggiano. Con molto rumore ora danno inizio a un duello mortale. Le benne si alzano e si abbassano come braccia di animali torturati. Insanguinati. Si intrecciano e stridono. Si allontanano e stridono. Rumori altissimi di tuono e di ferro. Nessuna delle due vince. Nessuna perde...

 

Improvvisamente squillano i canti della Missa Luba. E ancora, sopra tanto frastuono, una voce urla alcuni versi di Genesi 1, 1-2:  Nel principio Dio Creò il Cielo e la terra. / Ma la terra era deserta e disadorna e vi era tenebra sulla superficie dell’oceano, / e lo Spirito di Dio covava sulla superficie delle acque. / Dio allora ordinò: “Luce vi sia”.  E vi fu luce. / E Dio vide che quella luce era buona e separò la luce dalla tenebra. / E Dio chiamò la luce giorno e la tenebra notte…

Quando le due ruspe si fermano è come se intorno fosse tornata finalmente la pace... Si alzano finalmente le note della Passione di Bach...

Quinta parte. La pace è il riposo in Dio.   Sulla piazza sono distesi confusamente una ventina di cadaveri. E intorno a loro c’è molto sangue. E’ stato sparso molto sangue. Viene avanti un violoncellista portando il suo strumento. Qualcuno gli mette disposizione una sedia. Appena si è sistemato, il violoncellista suona una sarabanda, ultimo lamento funebre, sui cadaveri abbandonati a terra. Rumori di macchine in lontananza. Rumori sempre più vicini. Alla fine si vede sopraggiungere un trattore che si ferma presso i cadaveri...

Alcuni uomini prendono i corpi senza vita e li caricano sul pianale del trattore. Quando l’operazione è finita, si avvia e li porta lontano lungo la via. Ora compare una seconda macchina. E’ un’autobotte. Prontamente un uomo afferra l’idrante e con violenti getti d’acqua lava il sangue sparso sulla piazza. Nel silenzio si leva un vento fortissimo. Si stagliano nel cielo raffiche ululanti che fanno pensare a un temporale in arrivo. Nel frattempo una voce diffonde alcuni versi di Ezechiele 37, 1-10:  … e il Signore mi fece uscire in Spirito e mi fece fermare in mezzo alla pianura: / essa era piena di ossa! mi fece girare da ogni parte intorno alle ossa; / erano proprio tante sulla superficie della pianura. / Si vedeva che erano molto secche... / Mi disse: “Figlio dell’uomo, possono rivivere queste ossa?”. Io risposi: “Dio, tu lo sai”. / Mi disse allora: “Profetizza alle ossa e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la parola / del Signore. Così dice Dio, mio Signore, a queste ossa: / Ecco, io vi infonderò lo Spirito e vivrete. Darò a voi i nervi, vi farò crescere sopra / la carne su cui stenderò la pelle, quindi vi darò lo Spirito e vivrete.. / Le ossa ripresero a vivere e si alzarono in piedi… Man mano che il vento spegne la sua voce, si alza la voce catarrosa di un negro che ha intonato una canzone di grande malinconia e ringraziamento: è lo Spiritual del camminare insieme, del muoversi insieme verso il cielo. Alla fine ritorna il silenzio...

Settima parte. Beati i miti perché erediteranno la terra.   Un uomo avanza lento e sorridente. Ha il viso dolce e buono (Don Lino?). Tiene nelle mani una colomba bianca. Avanza e si lascia guardare dalle gente presente. Si sentono voci di bambini in arrivo, festanti. Come in un gioco alcuni di loro tendono una corda da cui penzolano pezzi di stoffa su cui è stata incisa una preghiera. Questa corda è come se fosse stata  staccata dal campanile per l’occasione. I bambini fanno girotondo intorno all’uomo della colomba. Dal cielo la voce di una negra intona lo Spiritual della lontananza. Mentre continua il girotondo felice e festoso, una voce dice alcuni versi di 1Re 19, 9-15:  Qui giunto entrò nella caverna e vi passò la notte. Ed ecco che la parola del Signore / gli fu rivolta in questi termini: “Che fai qui, Elia?”. Egli rispose: “… sono rimasto / io  solo eppure essi cercano di togliermi la vita.” / Allora sentì dirsi: “Esci e sta sul monte davanti al Signore”. / Ed ecco che il Signore passò. / Ci fu un forte vento tale da scuotere le montagne e spaccare le pietre. / Ma il Signore non era nel vento. / Dopo il vento ci fu un terremoto. Ma il Signore non era nel terremoto... /  Dopo il fuoco ci fu il sussurro di una brezza leggera. / Non appena sentì questo, Elia si coprì la faccia con il mantello, uscì...  Alla fine delle parole si diffonde un altro Spiritual maestoso, solenne... A questo punto l’uomo buono libera la colomba verso il cielo...

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