La Padania Domenica, 7 marzo 1999   SPETTACOLI                      

Out Off di Milano: il canturino Sergio Porro guida ottimi attori non professionisti

Il teatro povero merita l’oro

Lavoro corale per raccontare un’antica fiaba francese

 

Esiste un altro teatro, oltre a quello professionale e a quello delle filodrammatiche del dopolavoro. È un teatro fatto da persone che non vivono di recitazione (svolgono tutte un'altra professione), ma ugualmente vi si dedicano con incredibile passione, serietà e impegno. E’ il cosiddetto "terzo teatro”: quel modo di calcare la scena che fa della non professionalità e della non teatralità i propri ideali. Quindi niente recitazione alla grande attore realista. Niente istrionismi. Niente circuiti nelle grandi sale. E niente registri comici.

Si tratta essenzialmente di un teatro "povero", che si avvale di testi soprattutto corali (o riscritti in modo da porre in evidenza il lavoro corale e non l'interpretazione del singoli) e di elementi scenografici che rimandano alla natura o comunque lontani dalla tecnologia.

In questi giorni è in scena al Teatro Out Off I frutti de1l'albero d'oro della compagnia Teatro Artigiano, uno spettaco1o che rispetta rigorosamente i canoni di quel tipo di scena. Un vero simbolo del teatro alternativo che furoreggiava negli ormai lontanissimi anni Settanta.

La drammaturgia e la regia sono di Sergio Porro. Un funzionario del Comune di Cantù che, smontato dal lavoro, va a dirigere la compagnia che lui stesso ha fondato trent'anni fa, ovviamente tutta formata da attori non professionisti. Nel corso della sua attività il gruppo brianzolo ha ottenuto diversi riconoscimenti dalla critica. e ha avuto modo di partecipare ad importanti rassegne nazionali. Questo, forse, a sfatare che tra Milano e Como si pensa solo a lavorare senza pensare alla cultura.

«I1 testo dal quale sono partito - precisa il regista - l'ho scoperto per caso durante una vacanza in Francia; Si tratta di una fiaba scritta da un'autrice che lavorava alla corte del Re Sole. Mi sono reso subito conto che gli argomenti della favola incontravano quelli che sono storicamente le direttive della nostra sperimentazione teatrale: il rapporto con la natura, la sofferenza, il lavoro corale.

«Come tutte le fiabe ha il lieto fine, ma si passa attraverso alcuni momenti fortemente drammatici che io ho cercato di adattare per il teatro». Chi si aspetta uno spettacolo "convenzionale", rimarrà deluso. Ma chi è alla ricerca di suggestioni provenienti da più forme espressive, rimarrà appagato.

 

Luca Marchesi