Giornale di Erba Lunedì, 15 marzo 1999                 

 

RIBALTA. Il teatro Artigiano fa centro

Ecco i frutti d’oro

Che cos’è poi una fiaba? Un racconto, dietro cui a volte si cela la saggezza dell’invenzione, della pazzia, della magia o della virtù. Proprio sull’intreccio di una novella, di Marie-Catherine d’Aulnoy, ha lavorato, con misura sapiente e paziente, per tre anni, come solo gli artigiani sanno fare, appunto “Il teatro artigiano” di Cantù. Ne ha proposto un emozionante adattamento, ad opera del regista Sergio Porro, andato in scena all’Out Off di Milano dal 2 al 14 marzo. “I frutti dell’albero d’oro” racconta la vicenda di due principi orribilmente deformi, Torcicollo e Torsolo, promessi sposi loro malgrado, che risanati per la loro virtù, vivono avventure straordinarie trasformati in pastori grilli e cavallette, e infine di nuovo in umani e in re per coronare quel che è divenuto il loro sogno d’amore. Il Teatro Artigiano, al suo 28° anno di attività ha affrontato con questo testo impegnativo la stagione d’avanguardia milanese. Mistero e magia, amore e disperazione, un potente mago terribile nella sua solitudine e nel disperato bisogno di essere amato, il re Amore, grande e magnanimo, la regina Benigna: la trama della novella si dipana sulla scena dando vita a personaggi ben connotati, dal testo, dalla regia e dall’interpretazione. Spiccano i due protagonisti, (Fiorella Rovagnati e Sergio Riva), ma anche re Fosco (Bruno Tortoreto), e il narratore (Tarcisio Negrini). Una messa in scena davvero efficace, attenta, con i personaggi che si trasformano con pochi gesti in altri protagonisti e si scambiano ruoli e parti senza mai uscire dallo spazio scenico, armonizzandosi, quasi integrandosi fisicamente nelle splendide scenografie, vere e proprie sculture eseguite da Valerio Gaeti.

Uno spettacolo intenso ed emozionante.

 Chiara Ratti