Corriere di Como Martedì, 2 marzo 1999                 SPETTACOLI                                18

TEATRO/ Il gruppo Teatro Artigiano in scena all’Out Off da questa sera a domenica

I “Frutti” lariani maturano a Milano

Il regista Sergio Porro: “Un lavoro nato da una ricerca sul corpo e la gestualità”

 

Nato nel 1976, il Teatro Out 0ff di Milano diventa presto un luogo di riferimento per iniziative culturali e spettacoli di respiro internazionale. In questo spazio si sono esibiti alcuni gruppi tra i più rappresentativi del panorama del teatro di ricerca italiano, come La Gaia Scienza, Krypton, Teatro della Valdoca, Societas Raffaello Sanzio. Dal 1987 il teatro ha sede in via Duprè: nell’ultimo decennio ha confermato la propria vocazione di centro per la produzione e la sperimentazione delle arti e del teatro. Ed è proprio in questa sede che la compagnia canturina di Sergio Porro porterà la sua ultima produzione, I frutti dell’albero d’oro. Abbiamo intervistato il capocomico.

Che cosa significa per voi recitare in uno storico tempio della ricerca come l’Out 0ff?

«Non è la prima volta che il Teatro Artigiano porta una delle sue rappresentazioni all’Out 0ff. Già nel ‘94 avevamo messo in scena uno dei nostri spettacoli più “coraggiosi”, Edipo a Colono, caratterizzato dall’essere total mente privo di parole, a parte poche battute. In quell’occasione abbiamo ottenuto riscontri positivi da parte della critica».

Come si pone quest’ultima produzione rispetto a quelle del passato e, in particolare, rispetto alle vostre esperienze di teatro di strada come “Spiritus Die”, una “ode stradale” rappresentata lo scorso giugno a Cantù?

«I frutti dell’albero d’oro è, rispetto ad altre nostre produzioni del passato, uno spettacolo basato su una concezione più “classica”: è nato da un lungo lavoro di ricerca sul corpo e sulla gestualità, durato tre anni, più che dalla sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi. In questo spettacolo sono importanti soprattutto i corpi degli attori, i loro volti, le mani, i piedi».

Rispetto alla messinscena dello stesso anno al teatro Fumagalli ci saranno modifiche sostanziali?

«L’integrità del lavoro è stata rispettata. Non ci sarà più l’intervento del maestro e della sua classe elementare, la cui presenza in scena fungeva da “cornice” (essi aprivano e chiudevano il libro nel quale era narrata la vicenda rappresentata).

Inoltre l’Out 0ff ha una struttura diversa dal Fumagalli: avendo la sala solo cento posti, il pubblico potrà stabilire un contatto più immediato con gli attori, anche perché è stato eliminato il palcoscenico: si reciterà sul nudo cemento».

Che cosa significa per il Teatro Artigiano essere composto non da professionisti, ma da amatori?

«La compagnia è nata, molti anni fa, come laboratorio di teatro sperimentale, per desiderio di un gruppo di amici, ma si è subito imposta al pubblico, specialmente tra gli estimatori del teatro di ricerca, e ha portato le sue produzioni in tutta Italia. Questo nonostante il fatto che gli attori, nella vita di tutti i giorni, si occupino delle attività più disparate: ne L’albero ci sono un arrotino, un tabaccaio, un fabbricante di bare e un consulente aziendale».

Maria Macchia