La Provincia Sabato, 29 settembre 2001                   SPETTACOLI                             48co

 

INTERVISTE. Oggi nello Spazio Shed della Ticosa l’”Alcesti” di Euripide nella rivisitazione del Teatro Artigiano di Cantù

“Il mio Eracle dall’eroismo umano”

Affidato a Bruno Tortoreto il fondamentale ruolo del dio dalla straripante vitalità

 

Dopo l’interesse e gli applausi suscitati alla sua prima messinscena, ritorna questa sera alle 21, allo Spazio Shed della Ticosa di Como, «Alcesti», la tragedia greca di Euripide proposta nella rivisitazione del Teatro Artigiano di Cantù.

Come lo scorso 22 settembre, quando il pubblico ha assistito alla prima della nuova produzione, anche questo spettacolo è inserito nella programmazione del festival Autunno Musicale di Como, grazie all’iniziativa del Centro attività Musicali e Teatrali. La terza ed ultima replica è prevista per il 20 ottobre. In scena i dieci attori, della storica compagnia non professionista, guidati dal traduttore, adattatore, regista Sergio Porro, riproporranno la dolorosa e misteriosa vicenda di Alcesti, moglie devota fino al sacrificio, capace di offrirsi alla morte al posto dell’amato marito Admeto. Tra essi c’è Bruno Tortoreto, che sulla scena indossa i panni di Eracle, figura fondamentale della vicenda, curioso “dio” senza altari ma quasi più umano degli uomini, nella sua straripante vitalità e nel desiderio di aiutare gli amici che soffrono.

Tortoreto, come è nato questo suo Eracle un po’ giocherellone, un po’ salvatore, così poco sacrale?

Nella storia del Teatro Artigiano i ruoli vengono assegnati considerando la personalità degli attori che devono poi impersonarli. E’ un metodo che Sergio Porro ha sempre usato. Io mi sento “ideologicamente” vicino ad Eracle.

Sergio probabilmente l’avrebbe voluto più clownesco ma io l’ ho interpretato in modo diverso.

Come?

La frase che, a mio parere, riassume meglio il ruolo del mio personaggio è “le fati che mi sono imposte”. Da queste parole emerge la profonda umanità dell’eroe antieroe. Egli gioisce quando può essere utile. Credo persino che, appena arrivato nella casa dove si è consumato il lutto, già pregusti la possibilità di riportare la felicità dove non c’è più. E’ una figura molto vicina al “Sisifo” di Camus.

E cosa dire di Alcesti. Questa donna che si sacrifica per un marito che non muore?

E’ una figura attuale proprio nella sua disponibilità serena al sacrificio, tutta femminile. Non è disumana ma testimonia ancora una volta la modernità di Euripide.

Tra i tragediografi del V secolo Euripide è il più innovativo e dirompente...

L’autore umanizza il divino, esalta i valori dell’uomo e così ritorniamo al mio Ercole, divertente sì ma anche consapevole delle fatiche che la vita umana comporta ogni giorno.

Il Teatro Artigiano ritorna al classico. Cosa pensa di questa scelta?

La condivido pienamente. Ho sempre amato i classici. La scelta di questo testo inoltre è stata felice proprio per quella forza umana che ne scaturisce.

E’ stata una lunga gestazione...

Tre anni sono tanti ma il Teatro Artigiano lavora così. Lasciando alle cose il tempo giusto per crescere ed evolversi in modo naturale. Quello che ne deriva ci appartiene completamente ed è il segno di un lavoro fatto con amore e nella piena libertà.

 

Sara Cerrato