Ecclesía teleuta. L'ultima assemblea

 

di Aristofane 

da Sergio Porro

 

Anteprima: Cabiate, Tecnologie d'Impresa (di Giorgio Penati), 2 febbraio 2008 

 

Prima: Cantù, Serramentimobili (di Ambrogio e Giovanni Viganò), 8 marzo 2008

 

 

Realizzazione di

Luisa Azzerboni, Osvaldo Ballabio, Myriam Bettinelli, Elena Bruno, Nino Franchi,

Gigi Leoni, Giulia Tamara Leoni (la Dea Peste), Tarcisio Negrini, Antonio Pecoraro (la Dea Voce),

Nadia Ponti (rammentatrice), Elio Tagliabue, Bruno Tortoreto,

Sergio Trezzi, Gabriella Valnegri, Anna Zaccaria.

 

 

 

 

 

 

UN UOMO   Sento rumori frastornanti. Un baccano stordente. Schiamazzi assordanti… Ecco, portano fuori dalle botteghe, lungo la strada, una trave di abete… E più lontano, vicino al ginnasio, forse anche delle lastre di quercia... 

 

 

 

 

 

 

UNA DONNA   Non mi si dica che oggi è la Festa del Legno… Non mi si dica che oggi dobbiamo cospargere di segatura gli edifici e i fossati. Io non sono pronta e vorrei amore e non bruciore.

 

 

 

 

 

UN UOMO   O donna senza cervello e senza pruriti. Non hai capito che questa luna ha tolto i freni ai nostri genitali e, sbrigliati, vanno in cerca di polpa umida e calda…

 

 

 

IL FALLO ORCHITICO   Non riconosci il tuo padrone dal suo cazzone… Cosa mi guardi tu? Lo sai cosa sto dicendo? Sto parlando di scolo!!!!… Ce l’hai un antibiotico in tasca? Ma queste sono proprietà della rucola… Noooooo!!!!!!… E chi pensa ai miei rapporti sessuali…

 

IL FALLO INGESSATO   Ahahah!!!… Kaaaaa!!!… Koookaaaaa… La cannula spermatica… Kaaakoooo!!!… Kaaa!!!… Kaaakoooo!!!… Che disgrazia… Che torsione… Che dolore… Che distorsione… Ahahah!!!… Kaaaaa!!!… Koookaaaaa… La cannula spermatica… Kaaakoooo!!!… Kaaa!!!… Kaaakoooo!!!… Ahahah!!!… Kaaaaa!!!… Koookaaaaa…

 

LA QUINTA DONNA   sussurrano eterne la gioia dell’attesa.

              Dolcissimi sono i giorni della madre futura, dolcissime, nel ventre,

              le creature crescenti per nove interminabili lune,

              e la sera sollievo danno, alla fine di lunghe fatiche quotidiane,

              allo stanco sposo dagli occhi umidi e sorridenti, di sudore

              conosciuto e appena sfiorato da un bacio salato. 

 

  LA PRIMA DONNA   Il nostro canto di delizie a te innalziamo,

                o Cipride immortale, suprema Dea degli Amori,

                in questa sera dove ogni stella è la tua bocca, o altissima,

                e la luna un colore degli arcobaleni che tracci.

 

   LA SECONDA DONNA   Quando un solco dorato disegna nel cielo

                il tuo carro trainato da brezze leggere

                o da zefiri lievi come l’onda sulla pelle nuda,

                ascolta le nostre preghiere, o Afrodite,

 

   LA TERZA DONNA   tu, la Dea più amata dalle candide braccia,

                 e sincera porgi carezze al pube e al seno carnoso.

                 Se alle nostre voci di suppliche antiche

                 le tue dita dischiudono orizzonti lontani,

 

    LA QUARTA DONNA   la Natura si risveglia con timidi germogli

                 e i petali, freschi, si aprono a gocce di rugiada:

                 solo allora il tuo monte si veste d’oro e turchese

                 mentre corolle appena sfiorate

 

 

 

 

 

UN UOMO   La doccia è mia. La doccia è mia… Io l’avevo già prenotata. Ohilalì, ohilalà. Mi tolgo la maglietta e la maglietta eccola qua… Mi tolgo i pantalooni, oooni, ooooooni… Tinquituìttitu…… Tirinquituìttituuu…. Brrrr… Brrrr… Brrrrrrrr… Per il figlio di mille sirene, moglie mia corri, sposa mia e compagna del mio letto, corri. Sento la mia schiena un po’ ruvida, come una raspa…. Ma che sta succedendo? Io, un Efèbo, con la pelle di un adolescente delle palestre d’Olimpia... Mi sembra che stiano formandosi gruppi di squame…

 

UN UOMO   Ma tu che cosa sei?... Dalla testa all’ombelico hai la carnagione bianca di un lattante. Dall’ombelico ai piedi, non hai gambe. Dimmi qualcosa. Parla. Rispondimi… Eppure io ti voglio già bene…

 

UNA DONNA    O diletto fratello, animo bello, quale mai sarà la salvezza? L’allagamento generale sta colpendo anche noi, i morti sulla terra condannati presto a galleggiare nell’acqua… Se un rimedio di certo esiste, ne parleremo. Ora però fammi dormire. Mi hai svegliata nel cuore del mio eterno sonno… Sono molto, molto stanca e ho bisogno di pace…

 

 UN DEFUNTO   O dolce sorella, anima bella, defunta prima di farti triglia, consolami almeno tu. Questa situazione nuova mi crea non pochi imbarazzi. Mi sta mettendo pruriti e croste sulla schiena. E per di più, a me e a tutti gli altri, è stato detto di venire da voi a raccogliere notizie sulla nostra salvezza…

UNA DEFUNTA   Grazie. Sei sempre tra gli uomini il più caro. Vienimi vicino col tuo corpo, più che puoi, ma stammi lontano con la bocca perché la mia bocca sa di zolfo e voglio che tu abbia sempre di me il ricordo di quando ero in vita e delle mie labbra un pochino calde… Fammi un favore. Ho bisogno di una grattatina sotto i polpacci. Così. Grazie. Così va bene. Un pochino più su. Grazie. Sei sempre il più caro. Grazie…

 

   UN DEFUNTO   In vita ero pelle e ossa. Da morto sono ossa e pelle. Nulla più mi resta che non sia il vuoto della mia magrezza. Io ti amo e continuo ad amarti perché mi faccio schifo. C’è una pietra levigata nella mia tomba. Più o meno larga come il mio viso. Quando fuori piove, l’acqua le scivola sopra e la pietra riflette come uno specchio. Allora mi vedo e in questo modo mi faccio ancora più schifo.

 

       

UN UOMO   Eccoci sulla barca. Eccoci pronti ai remi. Nessuno sa cosa dobbiamo sperare in questo viaggio dentro la terra per arrivare alla casa dei morti. La palude è orrenda e ci spaventa. E’ silenziosa. Anche noi dobbiamo fare silenzio… 

 

UN UOMO   Ciao. Ti ho detto di non telefonarmi in questo viaggio travagliato. Dimmi. Cos’è successo?... Ah… Va bene… I pantaloni al lavasecco. Sì. Va bene… Siamo sulle acque che ci portano alla palude. Qui ogni cosa geme e fa paura. Non c’è il sole. Non ci sono nuvole. E il cielo è color zafferano… No, no, sto guardando in alto e forse ci sarà una schiarita…

 

UN UOMO   Dimmi, madre onorata della mia sposa, mia dolcissima suocera… No. Giammai. Non ho portato la mia signora in questo viaggio pericoloso e doloroso… Va bene... Va bene… Stiamo attraversando la palude. Qui ogni cosa geme e fa paura. Non c’è il sole. Non ci sono nuvole. E il cielo è color zafferano…

 

UN UOMO   Ora lo scorgo anch’io. Impugna penosamente due stampelle di legno marcio e arrugginito. Gonfi sono i suoi piedi e rigonfie le sue ginocchia.

 

UNA DONNA   Avanza come una tartaruga zoppicante. Ditemi. E’ un reduce delle Termopili? Della guerra del Peloponneso?...

 

UN UOMO   No. Ora lo riconosco. E’ l’autore della commedia in preda a un attacco della sua gotta cronica.

 

                                       UN UOMO   Io invece vedo alcune persone laggiù, nascoste in una nicchia riparata dai venti e dagli animali infernali.   

 

ERACLE   Alcesti, mia amante adorata, restiamo qui per sempre, noi vivi, nella casa dei morti, e amiamoci per tutta la vita davanti ad Ade in persona. Io e te non abbiamo bisogno di cibo. Né di acqua. Ma di sesso e di amore.

 

 UNA DONNA   Guardate, ora ha mollato Alcesti per accarezzare l’altra donna. Ipocrita e mentitore. Eracle, il più forte tra gli uomini e gli Dei ridotto a volgare mandrillo...

 

 ERACLE   E tu Rosina, mia Rosina Binda Rosina, giovane vergine ancella, fatti conquistare poco a poco, un pizzicotto di polpa dopo l’altro… La pelle del tuo viso, con questi peluzzi sulla guancia e sul mento, ha il profumo del pesco in fiore e il tuo fiato sa di puffettose scorreggette…

 

  UN TOPO    Nuvole nere s’addensano e lente si muovono per oscurare il cielo. Anche il sole tace e in lacrime scompare dal buio sconfitto e dalle tenebre annientato. Smarrito nell’aria, ecco, ha inizio il gioco del pianto e superba compare la Morte e splendida che del corvo ha gli occhi e le labbra e, al suo fianco, i suoi passi maliziosi  Thanatos conta per la fine: in una mano la clessidra mostra e nell’altra la falce impugna di fresco affilata e per l’ultimo...

 

  UN TOPO    ... fiato misurata. Dal mesto volto il sacro ministro taglia la gola di chi ancora coglie il respiro e dal collo pronto sgorga un tiepido sangue che negli acquitrini si sparpaglia e nelle paludolenti acque tra muschi e conchiglie, lerciume e putridume 

 

UNA BECCHINA   Resti di fanfano. Questa è la sua mascella inferiore. La riconosco perché è prominente rispetto al suo muso tondeggiante e poi ha denti piccoli, disposti in bande, presenti anche sul vomere, sulla lingua e sui palatini…

UN BECCHINO   Osserva il suo peduncolo caudale. Quand’era in vita faceva bella mostra di una carena carnosa, molto ben sviluppata, su entrambi i lati.

 

 

LA DEA PESTE … Le placche sono tumide, coperte da lamine necrotiche… Nel grosso intestino e specialmente nel retto, l’infiammazione crupale e ulcerativa, estendendosi spesso in forma di strisce trasversali, conferisce l’aspetto della pelle di coccodrillo… Le donne crederanno di essere incinte e invece, nel loro ventre, sta prendendo vita il feto bubbone che gonfia loro la terribile pancia… Voi non siete nella grande agorà per l’ultima assemblea, ma in un sudicio lazzaretto dove vi aspetta la fine dei vostri giorni. Dei, avi miei, che felice malinconia… Dei, padri miei, che immagini raccapriccianti… Avete portato sacchi di calce viva da gettare su questi poveri morti?

 

 

Simone Porro

musiche

Ilaria Taroni

soprano

 

Clara Noseda

coordinamento

delle sartorie

 Laura Baserga

pupazzi

e oggetti di stoffa

Viola Cappelletti

costumi

e oggetti di scena

Nadia Ponti

rammentatrice

 

Giuseppe Ronchetti

documentazione

fotografica e video

Mario Borghi

documentazione

fotografica

 

Elio Tagliabue

aiuto

alla regia 

Fabio Tagliabue

luci, suoni e

allestimento scenico

Valerio Porro

aiuto alle luci, ai suoni 

e all'allestimento scenico

Matilde Mazzola

aiuto all'allestimento

scenico

Sergio Porro

adattamento scenico

e regia

 

 

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